I partiti si muovono contro l'emendamento contenuto nell’art.18 del ddl Comunitaria proposto dal deputato della Lega Nord, Giovanni Fava, che consente a qualsiasi soggetto interessato, e non solo all’autorità pubblica, di richiedere a un fornitore di servizi internet la rimozione dei contenuti pubblicati sulla Rete.
E’ una levata di scudi quello contro il “Fava”, l’articolo della legge comunitaria da ieri in discussione a Montecitorio. Il provvedimento fatto approvare dal leghista Giovanni Fava sulla falsa riga del “Sopa” e del “Pipa” – le due leggi appena bloccate negli Usa da una imponente mobilitazione on line – prevede che un “contenuto illecito” che viola il diritto d’autore, possa essere eliminato dal web su richiesta dei “soggetti interessati” senza passare dalla decisione di un giudice. L’allarme è stato lanciato la scorsa settimana dal giurista Guido Scorza e, dopo l’associazione Libertiamo, numerose associazioni e forze politiche hanno annunciato battaglia in Parlamento in una conferenza stampa che si è svolta questa mattina a Montecitorio.
Articolo 21, Libertiamo, Il Futurista e Agorà Digitale, hanno presentato oggi le iniziative per bloccare il provvedimento. Emendamenti abrogativi del testo ora confluito nell’art. 18 della legge comunitaria, sono stati presentati Idv, Pd, Udc, Radicali e Pdl: tutti i partiti esclusa la Lega. In Parlamento si lavora affinché tutti gli emendamenti confluiscano in un unico provvedimento abrogativo che potrebbe essere votato nelle prossime settimane.
Dopo un iniziale stupore che ha colpito utenti e forze politiche, si delineano i retroscena del“Bavaglio al web” approvato in commissione Affari Costituzionali: appare per molti versi un’iniziativa personale del deputato leghista, un’iniziativa senza maggioranza tanto che anche il governo non ha preso posizione a riguardo e si è rimesso alla decisione dell’Aula.
Nella conferenza stampa di questa mattina tutte le forze politiche – con i relativi distinguo in base al diverso approccio in materia di difesa del copyright – si sono dette convinte che “la libertà della
Rete va tutelata” e che questioni sensibili come quelle affrontate dal “Fava” vadano approfondite e discusse pubblicamente, e non possano essere oggetti di provvedimenti estemporanei.
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