martedì 13 dicembre 2016

Il triste caso della Società INNSE spa in via Rubattino

Che ne sarà della INNSE spa, società nel settore metallurgico, che ha sede in via Rubattino? 

di Francesco Russo Attivista M5S e Ingegnere

La Innocenti Sant'Eustacchio Spa (INNSE) che ha sede a Milano in via Rubattino 81 ha subito alterne vicende a partire dal 1973 quando fu costituita, a seguito del passaggio a IRI della divisione meccanica pesante di Innocenti. Vicende che l'hanno portata nel corso degli anni a passaggi di proprietà, smembramenti e ridimensionamenti. Nel 2009 è passata al Gruppo Camozzi attivo nella produzione di componenti per l'automazione industriale con un accordo di programma che avrebbe dovuto rilanciarla sul mercato, incrementandone anche l'occupazione. Il piano di rilancio per il triennio 2010-2012, redatto all'indomani dell'accordo, prevedeva la ristrutturazione aziendale, un nuovo sviluppo tecnico-tecnologico, il rafforzamento dell'area commerciale, la ristrutturazione delle macchine esistenti, il conseguimento delle certificazioni di qualità, il potenziamento dei servizi generali e delle strutture ausiliari con l'obiettivo di conseguire un fatturato presunto di circa quattro milioni di euro alla fine del triennio. Purtroppo nulla è andato secondo quanto previsto dal piano ed anzi il Gruppo Camozzi, nel 2016 ha annunciato di risanamento dell'Azienda, con il dimezzamento del capannone, l'eliminazione di buona parte delle macchine esistenti e la previsione di un organico a regime di appena 36 addetti.
Alla luce di tali vicende viene il dubbio che l'INNSE non rientri più nei programmi di sviluppo del Gruppo Camozzi, nonostante la ripresa del comparto della meccanica a livello nazionale.
Ma vi è di più: se la Camozzi non vuole attuare il piano di rilancio previsto per il triennio 2010-2012, allora sussistono i presupposti per la restituzione dell'Azienda alle condizioni originali, così come previsto dall'accordo di programma siglato anche con il Comune di Milano, il quale ha contribuito alla cessione al Gruppo Camozzi un terreno di 10.000 m2 nell'area Rubattino.
Qui giunti, una riflessione è d'obbligo: dobbiamo continuare a dismettere e ridimensionare le nostre industrie, oppure cercare di recuperarle e rinvigorirle per tornare ad essere al quinto posto nella classifica mondiale dei paesi industrializzati?  



lunedì 12 dicembre 2016

Città Studi rischia grosso

Spostare Città Studi nell'area usata per Expo? 

di Pierluigi Riccitelli  Portavoce M5S al Municipio III di Milano

Tra poco più di due anni ricorre il centenario della sede storica di Città Studi, composta da edifici in stile eclettico/decò che caratterizzano la zona dal punto di vista architettonico e storico.
Tale anniversario sarà festeggiato oppure assisteremo al graduale trasferimento delle Facoltà che hanno sede in questi edifici storici, nell'area usata per Expo? 
Regione Lombardia, il Comune di Milano ed il Senato Accademico dell'Università degli Studi di Milano, ipotizzano di trasferire a Rho le Facoltà Scientifiche di Fisica, Biologia, Chimica, Matematica, Agraria, Farmacia, Scienze della Terra ed Informatica.
Tale progetto non nasce come esigenza dell'Università, ma piuttosto come necessità di riempire le aree di Expo, essendo venuto meno l'introito derivante dalle vendite dell'area (tutte le aste esperite fino ad ora sono andate deserte). 
Legittimo chiedersi, inoltre, se la domanda formativa giustifichi tale trasferimento e se sia meglio integrare le Università nelle Città, oppure de-localizzarle come si fa con l'Industria.
Un Campus Universitario così distante dalla città, in un'area come Rho chiusa tra una tangenziale ed un'autostrada, avrebbe senso soltanto in mancanza di alternative. Ma a Città Studi l'alternativa esiste, perché un'area come questa che ha caratterizzato la sua economia intorno al Polo Universitario, potrebbe diventare un campus moderno ed all'avanguardia senza sfregiare il tessuto urbano del quartiere e generare nuova cementificazione. Infatti il rapporto università/cittadinanza gioca un ruolo importante sugli aspetti sociali e lo sviluppo economico-culturale del territorio: l'attuale Città Studi ne è un esempio storico-economico significativo.
I Centri Universitari dovrebbero integrarsi nelle città ed a conferma di ciò basti pensare a quello che stanno facendo l'Università Bocconi (riconversione della attigua Centrale del latte), la Cattolica (acquisizione della Caserma Garibaldi) e il Politecnico - Campus Bovisa La Masa (sorto nell'area degli ex gasometri).
Noi non vogliamo che Città Studi si desertifichi e si trasformi in un desolante quartiere dormitorio, provocando un calo rilevante della economia .