Il caso INNSE: lo smantellamento dell'industria manifatturiera Italiana inizia da Rubattino
di Francesco Russo Attivista M5S e Ingegnere
Oggi, 6 Marzo, i lavoratori della INNSE hanno iniziato a scioperare a seguito del ricevimento delle prime 3 lettere di licenziamento.
La manifestazione è l’atto estremo di una serie di iniziative che i lavoratori e le rispettive RSU avevano da tempo intrapreso per ottenere un tavolo di confronto con l’attuale proprietà Camozzi alla presenza degli attori principali di questa vicenda ovvero Comune e Prefettura di Milano.
Ricordiamo per onore di cronaca che la INNSE è stata ceduta al Gruppo Camozzi nel 2009 con un protocollo d’intesa che prevedeva il rilancio della produzione e l’incremento dell’occupazione mantenendo l’attuale assetto industriale dello stabilimento e l’apporto di una serie di miglioramenti per attualizzare il parco macchine. Fermo restando che qualora entro il 2025 non fossero stati raggiunti gli obiettivi dichiarati Camozzi avrebbe dovuto restituire l’azienda nello stato iniziale. Negli anni a seguire nulla di quanto indicato nell’accordo è stato fatto e il piano originale è stato modificato nel 2016, stravolgendolo del tutto e riducendo cosi i potenziali sbocchi sul mercato; ciononostante nemmeno il nuovo piano ha avuto attuazione se non per la parte che riguarda l’eliminazione di 22 su 27 delle macchine presenti nello stabilimento e la riduzione dell’area di lavoro a solo metà del capannone esistente.
Oggi sono cominciati i primi licenziamenti tra i quali quello del controllo di qualità in produzione, lascia perplessi trattandosi di una azienda che della qualità fa il suo punto di forza.
Questa vicenda ci impone domande del tipo: quando il processo di smantellamento della nostra industria manifatturiera si arresterà e cosa si sta facendo per impedirlo.
INNSE è solo un piccolo tassello di quel mosaico che un tempo era la nostra industria manifatturiera costruita a fatica dal dopoguerra fino agli anni 90 e adesso in lento e progressivo sgretolamento; quando si parla di rilancio dell’occupazione non si sente parlare mai di questo tema; si parla di riduzione del costo del lavoro, dell’aumento di produttività; ma che senso ha parlare di questi aspetti se le nostre fabbriche chiudono o vengono dislocate in altri paesi con costi della manodopera più bassi? Ci si innamora di termini del tipo Industria 4.0 mentre le aziende a cui le nuove tecnologie andrebbero applicate espatriano sotto i nostri occhi o vengono del tutto chiuse. Guardiamo tanto alla Germania ma non riusciamo ad imitarla nelle azioni che più ne hanno caratterizzato il successo ovvero l’impegno a consolidare e rafforzare la sua industria manifatturiera che nonostante la concorrenza della Cina per i bassi prezzi resta sempre leader per i prodotti di qualità.
Salvare INNSE non significa soltanto salvare posti di lavoro ma dare un segnale chiaro al paese di un’inversione di tendenza nella politica di sviluppo industriale.
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