Che ne sarà della INNSE spa, società nel settore metallurgico, che ha sede in via Rubattino?
di Francesco Russo Attivista M5S e Ingegnere
La Innocenti Sant'Eustacchio Spa (INNSE) che ha sede a Milano in via Rubattino 81 ha subito alterne vicende a partire dal 1973 quando fu costituita, a seguito del passaggio a IRI della divisione meccanica pesante di Innocenti. Vicende che l'hanno portata nel corso degli anni a passaggi di proprietà, smembramenti e ridimensionamenti. Nel 2009 è passata al Gruppo Camozzi attivo nella produzione di componenti per l'automazione industriale con un accordo di programma che avrebbe dovuto rilanciarla sul mercato, incrementandone anche l'occupazione. Il piano di rilancio per il triennio 2010-2012, redatto all'indomani dell'accordo, prevedeva la ristrutturazione aziendale, un nuovo sviluppo tecnico-tecnologico, il rafforzamento dell'area commerciale, la ristrutturazione delle macchine esistenti, il conseguimento delle certificazioni di qualità, il potenziamento dei servizi generali e delle strutture ausiliari con l'obiettivo di conseguire un fatturato presunto di circa quattro milioni di euro alla fine del triennio. Purtroppo nulla è andato secondo quanto previsto dal piano ed anzi il Gruppo Camozzi, nel 2016 ha annunciato di risanamento dell'Azienda, con il dimezzamento del capannone, l'eliminazione di buona parte delle macchine esistenti e la previsione di un organico a regime di appena 36 addetti.
Alla luce di tali vicende viene il dubbio che l'INNSE non rientri più nei programmi di sviluppo del Gruppo Camozzi, nonostante la ripresa del comparto della meccanica a livello nazionale.
Ma vi è di più: se la Camozzi non vuole attuare il piano di rilancio previsto per il triennio 2010-2012, allora sussistono i presupposti per la restituzione dell'Azienda alle condizioni originali, così come previsto dall'accordo di programma siglato anche con il Comune di Milano, il quale ha contribuito alla cessione al Gruppo Camozzi un terreno di 10.000 m2 nell'area Rubattino.
Qui giunti, una riflessione è d'obbligo: dobbiamo continuare a dismettere e ridimensionare le nostre industrie, oppure cercare di recuperarle e rinvigorirle per tornare ad essere al quinto posto nella classifica mondiale dei paesi industrializzati?